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Gen 20, 2020

Una chiacchierata con Guido, un autore del progetto I libri per tutti

Quando e in che contesto ha scoperto la Comunicazione Aumentativa Alternativa?

Devo tornare indietro nel tempo fino al 2003, quando, contattato dalla comunità Uliveto di Luserna San Giovanni in val Pellice, e avvalendomi del supporto di una psicologa specializzata in problemi di comunicazione aumentativa, ho partecipato al progetto varato da Editori Riuniti per la realizzazione di una collana rivolta a bambini con difficoltà di linguaggio. In collaborazione con la pittrice/illustratrice Orietta Brombin, abbiamo scritto e disegnato i due album “Tre scalini per Serena” e “Nicola a modo suo”. Il mio apporto è stato essenzialmente di natura narrativa, mi sono cioè occupato di creare due piccole storie che si prestassero a una impaginazione e a un utilizzo dei simboli coerenti con il progetto. Purtroppo poco tempo dopo l’uscita di questi due volumetti, la casa editrice fallì (non per colpa nostra!) e la nuova Editori Riuniti, sorta sulle ceneri della precedente gestione, non riprese la collaborazione con noi.

Perché crede che sia importante riscrivere delle storie con i simboli?

Per me è un po’ la scoperta di un linguaggio nuovo. Certo che per chi fa il mio mestiere la parola scritta rimane fondamentale, però scoprire che gli stessi concetti espressi attraverso le parole scritte, possono arrivare al lettore in forma di immagini, di segni convenzionali e raccontare una storia è molto interessante. E’ quasi come tornare alle origini della scrittura, in un certo senso. Ho visitato recentemente una mostra al Museo del Cinema dedicata alle “espressioni", alla fisiognomica, e ho scoperto che dovevo rivedere tutti i miei preconcetti sugli emoji che trovo nel telefonino. Finora li avevo considerati con una certa sufficienza e non avevo tenuto conto del fatto che una piccola immagine arriva in modo diretto a esprimere uno stato d’animo. C’erano in mostra libri scritti completamente con i simboli emoji, tra i quali una versione di Pinocchio. Stupefacente! Io credo che sia fondamentale nella formazione di ciascun essere umano poter usufruire delle storie. Prima di tutto perché noi stessi siamo “storia", e poi perché la capacità di raccontare e ascoltare il racconto dell’altro ci rende più empatici, allarga il nostro orizzonte esperienziale. E le storie viaggiano su supporti estremamente vari: la singola voce, il teatro, i dipinti e la musica, il cinema e il fumetto, i libri zeppi di parole e i silent book… Ogni modalità che ci permette di far viaggiare le storie è importante.

Ci può raccontare il processo di riscrittura del suo testo, per adattarlo al linguaggio in simboli della CAA, all’interno del progetto I libri per tutti?

Devo dire che senza l’aiuto e i suggerimenti di Anna Peiretti avrei trovato difficile trasporre in simboli Amici nel mare. La mia esperienza precedente si basava su due storie pensate appositamente per la CAA, che in pratica nascevano su un doppio binario comunicativo. Qui invece si trattava di una vera e propria traduzione in un’altra lingua: una lingua che ha regole sue, un dizionario preciso, addirittura una sintassi. Comunque in questa operazione mi è sembrato importante attenersi al “plot" della storia e ai fatti, perché l’unico modo di veicolare le emozioni, in mancanza delle parole, è legarle alle situazioni, a ciò che succede.

Come cambia l’esperienza di lettura, dal punto di vista di un autore, quando si trova in mano un libro in simboli?

Confesso che è un tantino spiazzante. Siamo così abituati alle parole, a leggerle e a scriverle, che occorre un certo sforzo nell’avvicinarsi a forme diverse di linguaggio. Io credo di essere facilitato, in questo, dal fatto di essere stato un forte lettore di fumetti. Penso a Popeye che tirava un cazzotto a Brutus e sulla testa del cattivone comparivano stelle, pianetini e asterischi vari, e io pensavo: ohi ohi che male! Ecco, se ci ricordiamo di queste cose tutto diventa più semplice.

Il progetto I libri per tutti ha una forte componente digitale. Come pensa il digitale possa arricchire l’esperienza dei piccoli lettori?

Sono convinto che si debba considerare l’uso del computer, del tablet o dei palmari eBook come un’opportunità in più che si aggiunge a tutte le altre. Io penso sempre in termini di storie, perché al centro del mio interesse, della mia scrittura (e anche delle mie letture) ci sono le storie. Come ho detto prima le storie hanno bisogno di viaggiare: dall’autore al lettore, certamente, ma anche di viaggiare nel tempo e nello spazio. Hanno bisogno quindi di un “mezzo di trasporto". Che farà la mia prossima storia? Entrerà in un libro? Qualcuno la disegnerà a fumetti? Sarà messa in scena? La troverò nel progetto “I libri per tutti” tradotta in simboli? Sarebbe bello che succedesse tutto questo e che i bambini, lettori attuali e futuri, sapessero passare disinvoltamente da un libro a un film a un blog, sfruttando tutte le possibilità di avvicinarsi alle storie.