La realtà in cui ci siamo ritrovati negli ultimi mesi porta tutti noi, genitori e insegnanti, ma anche gli operatori socio-sanitari, ad affrontare una nuova e più vasta complessità nella scuola, in generale nella relazione educativa.
Sappiamo di non poter fare troppo affidamento su una scuola delle prestazioni, perché inefficace e non significativa per la crescita umana di un bambino, di un ragazzo. Lo scrittore Alessandro D’Avenia scriveva sul Corriere della sera (era il 18.3, ma di due anni fa) che “gli educatori somigliano a giardinieri che mettono terra e semi in condizione di dar frutto, ma il modo in cui accadrà è soggetto alle variabili del caos della vita e soprattutto al tempo, che in biologia non conosce sconti o recuperi tardivi”.
La lettura condivisa è una esperienza di cura, ci credo davvero.
La cura è un’azione personalizzata, sempre. Le attenzioni che chiede un bambino non sono uguali a quelle di un altro, i suoi bisogni si presentano sempre nella forma di un “unicum”.
Oggi, raccogliendo le esperienze di tanti insegnanti e genitori che hanno potuto scoprire e sperimentare “I libri per tutti”, in questa fase di distanziamento sono più che mai convinta che la lettura personalizzata è una strategia di cura, preziosa ed importante.
Sappiamo che la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) ricorre a tutte le competenze dell’individuo, valorizzando il linguaggio verbale esistente, i gesti, i segni, le immagini. Se mettiamo insieme tutte le competenze comunicative della persona, per quanto fragili esse siano, abbiamo un ventaglio di possibilità: il visivo, l’alfabetico, il simbolico, il gestuale (o segnico) e il fonologico.
“I libri per tutti” raccolgono in un sistema integrato tutte queste opzioni: il piano simbolico del testo può essere sostituito dall’alfabetico, le illustrazioni rappresentano un codice parallelo alla scrittura e possono supportare la comprensione, l’aspetto fonologico della parola (ad ogni simbolo corrisponde un audio, così per il testo continuativo) fa sì che chi non codifica l’alfabeto possa mettersi in ascolto di una storia.
Ivan Illich, autore del libro La vigna del testo (ed. italiana 1994) era poliglotta, parlava correntemente più di una decina di lingue. L’uomo naturalmente è plurilingue, pensava. Lo studio delle altre lingue – secondo Illich – permette di guardare a distanza i concetti espressi nella propria lingua: solo quando ci si immerge in un’altra lingua, si comprendono meglio i confini della propria.
“I libri per tutti” invitano ad aprirsi non solo ad altre lingue (quella dei simboli, in questo caso), ma ad altre possibilità comunicative.
Questo orizzonte è già presente nel menù iniziale di un libro digitale “I libri per tutti”: il modeling simbolo per simbolo permette di agire sul testo anche in maniera non lineare, mentre il modeling continuativo privilegia la lettura dell’alfabetico (esperienza di lettura privilegiata da chi ha competenze di letto-scrittura o le sta conquistando).
La sfida dell’inclusione, mai tanto forte come in questo periodo (sono in gioco i diritti alla comunicazione di tutti i bambini), ci porta a mettere in discussione il primato della tecnica alfabetica a favore di una più ampia esperienza di lettura.
Ivan Illich riportava un curioso significato della parola “pagina”: originariamente in latino pagina significava “pergolato di viti”. La pagina è dunque una vigna di cui la lettura fa vendemmia.
Ci auguriamo che tutti i bambini possano vivere la lettura come una vendemmia; chi raccoglierà i simboli, chi il succo delle illustrazioni, chi le voci in cui prende vita il libro. Dove non troveranno parole, riconosceranno gesti.
Ci sono nel mondo tanti modi di leggere, tante lingue e tanti libri diversi; la scuola è pronta per riuscire ad immaginarli?
Anna Peiretti, responsabile del progetto “I libri per tutti”